alessandro borghi al cinema

Alessandro Borghi: la natura estrema è il mio nido

13 dicembre 2022

Alessandro Borghi al cinema con due film molto diversi ma con un punto in comune: la location, selvaggia, da urlo. Dove vorrebbe vivere

 

Alessandro Borghi al cinema con due film. Vi raccontiamo tutto in questa intervista. Ma partiamo da una sua dichiarazione. «Sono nato nel posto sbagliato. Avrei dovuto crescere in montagna o nella natura solitaria dei paesi nordici: sono i posti in cui riesco a connettermi più profondamente con me stesso». Forse non è un caso se anche il cinema ha portato Alessandro Borghi via dalla città e dalla pazza folla.

Il 36enne attore con gli occhi artici e la parlata romanesca sembra avere una doppia anima anche nella carriera: è diventato popolare in Italia con Suburra di Stefano Sollima – e con l’omonima serie – interpretando un criminale che più borgataro non si può. E all’estero è conosciuto nel ruolo di trader finanziario, con giacca e parlata londinese, nella serie-thriller Diavoli, dall’omonimo romanzo di Guido Maria Brera, dove recita accanto a Patrick Dempsey.

Alessandro Borghi al cinema. Due film da non perdere

Ora torna però con due titoli ambientati nei paesaggi che più ama e cerca quando vuole ritrovarsi. Il 12 dicembre arriva su Sky The Hanging Sun di Francesco Carrozzini, tratto dal romanzo Sole di mezzanotte di Jo Nesbø (ed. Einaudi) e presentato all’ultima Mostra del cinema di Venezia. È la storia di un fuggitivo che, inseguito dal fratello malvivente dopo aver tradito e abbandonato il padre boss, cerca un rifugio e una nuova vita in un posto sperduto della Norvegia dove il sole non tramonta mai.

E il 22 dicembre sarà al cinema con Le otto montagne, dal romanzo di Paolo Cognetti, diretto da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, che racconta una grande amicizia nata tra le vette della Val D’Aosta. Quando parla delle meraviglie della natura si accende esattamente come per le altre due grandi passioni della vita: il cinema e gli affetti.

Alessandro Borghi al cinema e il fascino della natura

Ami la natura estrema?

«Mi ci sento a mio agio. Andare in Norvegia per The Hanging Sun è stato un regalo inaspettato: nel 2021, con la pandemia, non speravamo di poter girare lì il film. Invece ci siamo ritrovati ai confini del mondo, in un’isola, Fosnavåg, desolata perfino rispetto al resto della Norvegia. Che ho amato follemente».

Cosa provi nella solitudine di quei posti?

«Su un set non vivi mai la solitudine ma in una bolla necessaria alla narrazione, perché puoi lasciarti dietro la tua routine per entrare in quella del personaggio. Quando lavoro a Roma non vivo la stessa immersione totale, lo stacco da tutto. Torni a casa e devi fare la spesa, aprire la posta, sentire mi’ mamma e mi’ nonna… Là dovevo solo concentrarmi e godermi i paesaggi».

Eri l’attore giusto anche per Le otto montagne, girato in Val d’Aosta.

«Sì, oltretutto il 2021 è stato un anno speciale perché sono stato 7 mesi nella natura: 2 mesi in Norvegia, 4 in Val d’Aosta e pure uno in Islanda dov’ero andato in vacanza. In montagna, poi, vado spesso con uno zoccolo duro di amici da vent’anni. Tutti diversi ma tutti sportivi. E maschi: l’amicizia con le donne non ha mai funzionato molto».

Alessandro Borghi al cinema: l’importanza degli affetti

The Hanging Sun racconta gli errori della paternità ma anche l’amore salvifico. Tu ci credi?

«Sì, credo nell’amore inteso come attenzione e curiosità per l’altro. Per me ascoltare, saper dare e ricevere, è l’unica cosa che può salvare questo pianeta. Mi spaventa vedere che, se qualcuno sta male in metropolitana, nessuno è disposto ad aiutarlo. I miei genitori mi hanno insegnato l’attenzione come atto di generosità, necessario. Sono molto diversi ma hanno la stessa visione del mondo. Ho ereditato qualcosa di entrambi».

Per esempio?

«Mia madre è forte ed estroversa, si espone con le sue opinioni ed esprime i sentimenti anche a parole. Mio padre parla meno ma è molto sensibile e non si è mai vergognato, per esempio, di piangere davanti a me perché è una cosa naturale. Anch’io mi espongo ma, come lui, tendo a non verbalizzare i sentimenti. E Irene, la mia fidanzata, è simile a me in quel senso. Abbiamo altri modi per sentirci vicini. (Irene Forti, 30 anni, modella, ha una formazione da manager con la laurea in Economia aziendale, ndr)».

Cosa ti ha conquistato di lei?

«È una donna di intelligenza superiore. Ha una tale curiosità, non dice mai cose scontate e ti costringe sempre a un dialogo altissimo. Pretende intelligenza: mi fa alzare l’asticella, confesso che fatico a starle dietro».

Alessandro Borghi al cinema. Nel futuro…

Pensi mai a diventare padre?

«Spero il prima possibile… perché sto a invecchia’! Quello che mi spaventa è trovare un modello positivo di paternità, la chiave giusta per crescere un bambino in questo momento storico. Nell’era dei social mi sembra tutto brutto, strapieno di ego, guardate quanto sono fico, che auto ho comprato. Dovrei trasferirmi, chessò, a Bali, per crescere un figlio lontano da tutte queste cose che non mi piacciono».

Soffri di ansia?

«Sono un ossessivo-compulsivo del segno della Vergine: ho una precisione maniacale. Per anni ho lavorato senza sosta per timore che la gente si dimenticasse di me. Ora ho capito che è più importante scegliere con cura i progetti: le persone ti aspettano con curiosità e tu ci arrivi carico. Quest’anno, per la prima volta, ho preso una pausa di 9 mesi. Una conquista: ho capito l’importanza di fermarsi».

di Valeria Vignale – foto Ansa

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