Blonde e il potere dei capelli d’oro

28 settembre 2022

Su Netflix c’è Blonde, il biopic su Marilyn Monroe, con Ana de Armas. Un bel modo per scoprire di più sulla diva desideratissima e infelice. Uno spunto per parlare dell’evoluzione delle bionde. Da (finto) svampite a donne super toste

Riccioli dorati, labbra rosse a forma di bacio. Aria spumeggiante e un abito bianco che svolazza mostrando le gambe fino all’inguine. L’eroina di Quando la moglie è in vacanza di Blake Edwards (1955) stregava il pubblico maschile di quegli anni. Più che al mare, mandava le mogli dritte dal parrucchiere a tingersi i capelli. La speranza (l’illusione) era di ottenere lo stesso effetto. Potere di un’icona come Marilyn Monroe.

A ripercorrere la vita della diva è il biopic Blonde di Andrew Dominik, ora su Netflix. Protagonista, la 34enne Ana de Armas, strepitosamente bella e somigliante alla diva. Come l’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates, il film Blonde – presentato alla Mostra di Venezia – mostra le due facce della stella. È la più desiderata e la più infelice di Hollywood. «Non sono una star. Sono solo bionda» dice nel film. «E poi Marilyn è un’estranea, io sono Norma Jean».

Quelle chiome che brillano

L’attrice è scomparsa 36enne nel 1962. L’ideale sexy costruito dagli studios era troppo potente per non restare vivo. Per decenni la giunonica platinata è stata il sogno di ogni “macho” nel mondo e della donna che vuole sedurlo. Requisito indispensabile: quei capelli che brillano perfino nei film in bianco e nero. Non che manchino bellezze brune, da Sophia Loren a Penélope Cruz. I capelli d’oro, però, hanno spopolato decisamente di più, al cinema e nell’immaginario collettivo. Nell’Italia degli anni 60, le nordiche sono come l’erba del vicino. E hanno l’appeal delle ragazze sessualmente più libere. Anita Ekberg le incarna ne La dolce vita di Fellini. Trasferitasi in Italia, però, resterà imprigionata in quel cliché.

A Hollywood “gli uomini preferiscono le bionde” è una verità scolpita anche nella storia della cultura pop. Basta guardare i film e le dive venute dopo la Ekberg. Da Brigitte Bardot ad Anita Ekberg fino a Kim Basinger: le più “hot” hanno la chioma solare e a volte l’aria ingenua. Non è un caso che gli anglosassoni chiamino “blonde moment” il fare una domanda stupida o il non comprendere qualcosa di ovvio. I titoli del grande schermo continuano a tirarle dentro, da Bella, bionda e… dice sempre sì con Kim Basinger (1991) a La rivincita delle bionde con Reese Witherspoon (2001).

Diventato una saga o quasi, La rivincita delle bionde ha fatto storcere il naso alle femministe dure e pure: la protagonista frivola si iscrive all’università per conquistare l’aspirante senatore, fidanzato con una bruna più presentabile all’altare. Unica differenza rispetto alle stelle del passato: Witherspoon è una che crede nel girl power e con i cliché ci gioca. In tv intanto impazza Blake Lively in Gossip Girl, un titolo proprio “da bionda”. Quel tipo di bionda.

Tra classe e mistero

Come nelle opere di Andy Warhol, le bionde si sono moltiplicate. Per accontentare tutti i gusti, accanto alla versione passionale è spuntata quella raffinata. Lo fa notare uno studio: The Blonde Issue, pubblicato sulla rivista accademica anglosassone Celebrity studies. Accanto a bombe sexy come Brigitte Bardot appaiono le più algide Grace Kelly e Catherine Deneuve. La prima è stata musa di Alfred Hitchcock oltre che elegantissima principessa di Monaco. La seconda è nei film dei più grandi registi francesi. «Ma non ho fatto nulla per essere un sex symbol» ha dichiarato la Deneuve a Venezia, dov’è stata premiata con il Leone d’oro alla carriera. «Se lo sono diventata, forse, è solo perché sono bionda».

Per nostra fortuna anche le icone cambiano, e sono arrivati i sex symbol dotati di intelletto e potere. Sharon Stone in Basic Instinct (1992) fa impazzire Michael Douglas con il suo fascino misterioso. Scarlett Johansson, bomba sexy in Match Point di Woody Allen nel 2006, è oggi anche la Black Widow degli Avengers.

Dotate di muscoli, cervello e ironia

La rossa Nicole Kidman, bionda per interpretare Grace di Monaco nel 2014, incarna il cambiamento nell’ideale di bellezza femminile. Se Grace Kelly era il simbolo di uno stile innato, Kidman e le altre star di oggi incarnano una bellezza più contemporanea, fatta anche di muscoli e ironia. Vedi Uma Thurman, fisicatissima e tutt’altro che arrendevole in Kill Bill (2003). Nel film è una donna sopravvissuta al massacro di un criminale che ha un solo obiettivo: la vendetta, cioè inseguire e uccidere Bill a colpi di arti marziali. Così ha reso giustizia anche alle bellezze svenevoli, costruite a misura di maschio, del secolo scorso.

E che dire di Charlize Theron, che in Atomica Bionda (2017) è efferata quanto James Bond? Interpreta una spia che fa a pugni, corre velocissima e fa sesso liberamente. Del resto sono passati quasi cent’anni da quando l’antesignana delle bionde hot, Jane Harlow, distraeva il pubblico mostrando le gambe sul grande schermo. Era l’apice che una “bad girl” poteva toccare. E forse anche la Marilyn di Blonde – con Ana de Armas che è nata a Cuba e in realtà ha i capelli nerissimi – è l’immagine ironica dei tempi che cambiano.

di Valeria Vignale