Gianni Morandi torna al Festival di Sanremo con un pezzo allegro, Apri tutte le porte, scritto da Jovanotti
Gianni Morandi è di nuovo al Festival di Sanremo con Apri tutte le porte. Sereno, felice, ammette: “Sanremo mi ha dato una bella scossa. Come dice la mia canzone “l’abitudine è una brutta bestia”. Finché sarò in grado di fare concerti non intendo smettere. Fare il cantante che incide un disco senza incontrare la gente per me non ha senso. Sul palco mi sono commosso per l’accoglienza, quando sono salito ho visto 60 anni di musica passarmi davanti”.
La canzone che porti al Festival di Sanremo parla di porte aperte, tu ne hai aperte davvero tante, ce n’era anche qualcuna sbagliata, a posteriori?
“Sì probabilmente ho aperto anche porte sbagliate e attraversato momenti di difficoltà. La mia carriera sì è fermata negli anni 70 e pensavo che nessuna porta si sarebbe riaperta per me come cantante. Ma la fortuna ha bussato ancora. Ho fatto tanti errori ma fanno parte del cammino. Stiamo tutti sempre sull’altalena, essere ancora qui è una soddisfazione. In queste settimane mi esibisco al teatro Duse di Bologna, faccio concerti, la gente viene. Ma non credete più alla storia dell’ “eterno ragazzo”. Come dice Fiorello, dall’eterno ragazzo all’eterno riposo il passo è breve”.
Cosa ti dà ancora, dopo tanti anni, voglia di fare musica?
“È necessario essere felici di affrontare tutto, finché resiste la fiamma vale ancora la pena di fare questo lavoro. Con l’età non passa la voglia di musica, l’incontro con Jovanotti è stato casuale, poi da una cosa ne è nata un’altra, con Allegria ho corso un rischio, non era il mio terreno”.
Sembra che tu ti diverta davvero sui social network.
“Ho scoperto Facebook e Instagram pochi anni fa, credo che i social siano un mezzo straordinario. Chi scrive difficilmente finge, anche quando ti manda al diavolo. Credo che la chiave sia non essere mai sgarbati con nessuno. Quando lo fanno io sdrammatizzano, di solito smettono. Mi piacciono i social perché mi piace il confronto, rispondo sempre personalmente”.
Tu sei principalmente un interprete. Ti piace questo ruolo?
“Essere interpreti è una fortuna. Ho cantato Lucio Dalla, Claudio Baglioni, Ligabue, Tommaso Paradiso. Mi piace pensare che loro scrivano una sceneggiatura che poi diventa il mio film. Franco Battiato ha scritto per me Che cosa resterà di me, un terreno il suo distante dal mio. Credo sia una grande fortuna riuscire a spaziare in tutti questi territori”.
Ti piacerebbe anche duettare con uno dei giovani che partecipano al Festival come te?
“Qualche tempo fa ho fatto un esperimento con Rovazzi, ma ci sono tanti giovani eccellenti qui. Penso a Rkomi, Blanco, Mahmood… Io partecipo volentieri se qualcuno me lo chiede. Ho capito che è impossibile dare consigli a questi giovani, ci siamo incontrati sul green carpet ed ero io a chiedere conforto a loro. Se posso scegliere però, mi piacerebbe fare un tour con Barbra Streisand”.
La rivalità con Massimo Ranieri c’è ancora?
“C’era tanti anni fa. Quando ha cominciato a cantare ho avuto paura di lui, ci temevamo molto, poi abbiamo imparato a riderci sopra. Poi lui ha fatto teatro, cinema, abbiamo avuto entrambi momenti di difficoltà e poi di ripresa, sotto sotto forse la rivalità c’è anche oggi”.
Apri tutte le porte sembra una canzone complessa da cantare. È così?
“Sì è un po’ complicata. Nei mesi scorsi la provavo dieci o quindici volte al giorno perché c’era un passaggio complesso. Volevo che diventasse mia, ho fatto un po’ di fatica ma adesso me la sento addosso, mi sta bene, mi dà energia”.
di Elisabetta Sala