La diva più misteriosa dell’elettropop ci accompagna in una notte folle. In cui sono tutti benvenuti
Ho cercato di ricreare la sensazione di quando si balla sul dancefloor. E ognuno può essere chi vuole ma soprattutto se stesso, senza quelle sovrastrutture che ci portiamo dietro tutto il giorno e che condizionano la nostra vita». M¥SS KETA, rapper milanese di cui non si conosce la vera identità, e che di norma parla di sé in terza persona, racconta così l’album Club Topperia, uscito a fine maggio per Island Records/Universal Music Italia.
Un baccanale, un boudoir, una festa in un locale al chiuso, di quelli che hanno riaperto i battenti solo negli ultimi mesi: «Il clubbing e la nightlife hanno qualcosa di spirituale: condividere le emozioni è una sensazione che anelavo durante la scrittura del disco perché ci è mancata tanto in questo periodo, ci è stata tolta e ci siamo resi conto di quanto fosse importante». Sedici tracce tra elettronica, house, musica dance, il pop di Britney Spears, il rap e la psichedelia. Sullo sfondo, i club più iconici di sempre: dal Cocoricò di Riccione allo Studio 54 di New York, dal Piper di Roma al Plastic di Milano.
Cos’è Club Topperia?
«È un club di cui la M¥SS è proprietaria e direttrice artistica. Non ha una connotazione spazio temporale precisa, si colloca nello stato mentale di chi ascolta. Ci ho messo dentro tutte le mie idee e i miei ricordi sul mondo del clubbing, anche quelli che non ho vissuto personalmente ma sui quali mi sono documentata parecchio, come lo Studio 54».
Sembra quasi uno sfogo catartico.
«Sì, penso che Club Topperia sia anche un po’ una scusa per arrivare alla libertà di accettare, di accettarsi e di vivere in una maniera più aperta, più morbida, più fluida in tutti i sensi. È una sensazione a cui sono molto legata, l’essere la propria versione più pura è qualcosa di epifanico che io ho provato solo durante la vita notturna. Con gli amici, o anche da sola».
Mi sono fatta l’idea che tu sia molto timida nella vita vera e che la maschera che indossi ti aiuti a liberarti.
«La domanda è cos’è la vita vera: quella che trascorriamo dalle 9 alle 18? Spesso siamo portati a dividere il nostro sé lavorativo da quello con gli amici, con gli amanti… Io sono comunque M¥SS e sono anche una professionista che si mette costantemente alla prova, l’amica di un certo tipo. In ognuno di noi convivono una moltitudine di personalità e l’una non esclude l’altra».
Come ti rapporti con la vanità che deriva dall’essere famosa?
«Nel mio lavoro metto tante cose personali quindi c’è della vanità in quello che faccio. Ma non è quella banale del bel visino, preferisco la parte performativa. È lì che mi sciolgo ai complimenti».
Torniamo a Club Topperia: si entra educatamente, poi ci si scatena e alla fine si chiude con pezzi d’antan come Una rosa a Lambrate feat. Noemi.
«Sì, è un percorso dall’inizio alla fine di una serata, dal tramonto all’alba. E proprio come accade nei club, ci sono molte avventure: si passa di sala in sala, ci si trova con le amiche. Io ho immaginato un determinato andamento della serata e così ho impostato la tracklist, dividendo il disco in tre momenti, grazie all’intro, all’outro e a due skit (degli intermezzi recitati, ndr). Sono molto contenta di aver collaborato con Noemi, ce lo dicevamo da tempo ma non avevamo il brano giusto».
Ci sono molti altri ospiti nel tuo club: da Guè e Dargen D’Amico, da La Niña a Boyrebecca. Quale collaborazione ti ha dato più soddisfazione?
«Tutte! Ma mi vanto molto anche delle collaborazioni extra musicali: Isabella Santacroce, Silvia Calderoni, Francesca Cipriani, e Malena che fa un cameo in Scandalosa (in ordine: scrittrice, attrice, soubrette e pornostar, ndr)».
Dalle Ragazze di Porta Venezia in poi, quanto conta Milano per M¥SS?
«M¥SS non poteva che essere di Milano perché è una città piccolina ma ha la mentalità europea. In nessun altro posto avrei potuto portare avanti questo progetto, a Milano ci si butta, ci sono tante maestranze creative, è più semplice trovare persone con cui fare match. Mi piace la città perché è sintetica, rapida e pragmatica. Queste caratteristiche sono state utili a M¥SS e al lancio del suo personaggio».
Fai tanta ricerca musicale?
«Dal punto di vista sonoro mi viene molto naturale e dagli altri si impara sempre qualcosa. Durante la genesi di Club Topperia ho ascoltato in maniera quasi verticale musica disco fine anni 70 inizio 80, ma ci sono anche influenze nuove, che arrivano da BigMama e Cmqmartina con cui ho collaborato: hanno una scintilla».
Un mix che ci dà una visione musicale internazionale ma anche tanta italianità. Hai mai pensato di portare la tua musica all’estero?
«Magari! Ho suonato in tante città europee, mi piace e mi arricchisce e la barriera linguistica è una sfida in più. Ma fuori dal nostro Paese quello che piace è proprio l’italianità: in una bella confezione, che regga il confronto con altri prodotti internazionali. Per questo volevo un album ottimo dal punto di vista tecnico e sonoro. Ben suonato e ben masterizzato, per spostare l’asticella più su».
In questi giorni sei impegnata nel tour estivo. Che show hai organizzato e un particolare dei tuoi outfit?
«Il live è uno spettacolo pensato per ballare, per vivere il brivido del club anche nella dimensione dei festival estivi. Quanto alle mise è tutto caratterizzato dall’eccesso e dallo sbrilluccichio. Il mood è, come dice Anna Dello Russo: “Gold, gold, excess”».
di Rachele De Cata
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