Mara Sattei

Mara Sattei, la mia dolce vita nella musica

15 luglio 2022

Mara Sattei è un concentrato di eleganza e dedizione. La sua voce è tra le più interessanti dell’urban pop e la più passata in radio. Complice un fratello produttore, icona della Gen Z, e un tormentone dal sapore rétro.

 

Mara Sattei. Quando in redazione veniva fuori il suo nome, c’era sempre tra noi colleghe di Tustyle uno sguardo d’intesa. “Eh sì, dovremmo proprio averla in copertina. Tanto è brava, bella e raffinata”. Ce lo siamo detto molte volte, ma è come se stessimo aspettando il momento giusto. Che è arrivato adesso, in piena estate post pandemica. Perché Mara Sattei è l’indiscussa regina della stagione. La dolce vita (canzone in cui armonizza spensierata insieme a Fedez e Tananai) è il tormentone del momento (già disco d’oro a due settimane dall’uscita).

Mara Sattei, il suo anno d’oro

Ma tutto il 2022 è il suo anno: a gennaio è arrivato il suo album d’esordio Universo, e a giugno è partito il suo primo live tour. Una ventina di date fino a fine ottobre, tra i più importanti festival musicali e i club. Un debutto col botto, a cui si è aggiunto un altro “regalo”. Mara Sattei è uno degli ospiti ufficiali del Jova Beach Party 2022. «Trovo fantastico sapere che Jovanotti ha pensato a me per il suo show» dice lei oggi. «Lo seguo da quando sono piccola, è uno dei miei miti».

Ma le cose non accadono per caso: la ragazza, 27 anni da Fiumicino (Roma), ha già tanta esperienza alle spalle. Nota per un passaggio televisivo ad Amici nel 2014 e per essere la sorella maggiore di Davide, ovvero thasup (prima tha Supreme) il rapper icona della Generazione Z, Mara Sattei ha già in bacheca diversi dischi d’oro e di platino. Nel 2020 per esempio, nella bufera dei lockdown, era in due pezzi che ancora adesso restano tra i preferiti dei tiktoker. Spigoli (triplo platino) con Carl Brave e thasup e Altalene (anch’esso triplo platino) in duetto con Coez e con la direzione artistica di Slait e la produzione di thasup. Un giro di nomi, collaborazioni e sperimentazioni della nuova scena urban italiana che la posizionano a un livello superiore.

Mara Sattei o Sara Mattei

E poi c’è lei: naturalmente elegante ma anche ironica e divertente. Come quando ci spiega il perché del suo nome d’arte, inventato scambiando le sue iniziali (all’anagrafe è Sara Mattei) per creare un account nascosto di Facebook: «Da ragazzina volevo un profilo privato solo per me e per i miei amici, lontano dallo sguardo indiscreto dei parenti. Invertire le iniziali è un gioco che mi è sempre piaciuto e quando ho iniziato il mio percorso musicale cercavo un richiamo al mio nome vero ma che fosse un po’ diverso. Così ho tenuto Mara Sattei».

Abito Emilio Pucci. Orecchini Roger Vivier.

La dolce vita è il singolo più venduto e passato in radio in questo momento. Conoscevi già Fedez e Tananai?

«A livello artistico sì. Di persona invece avevo incontrato solo Tananai, tempo fa, mentre Fedez l’ho conosciuto in questa occasione. Quando mi hanno fatto ascoltare il brano me ne sono subito innamorata perché è diverso dal genere che faccio io e da quello che ho sempre sperimentato. Mi piaceva provare l’esperienza di questo trio di mondi musicali a contrasto, che però uniti generano qualcosa di unico. Tra di noi si è creata una bellissima alchimia, ci siamo divertiti parecchio, anche quando abbiamo girato il video. Eravamo a Rimini, sotto il sole. Ricordo il caldo ma anche la sensazione di essere sul set di un film italiano degli anni 70: questo è il potere della musica, che ti permette di ricreare e immaginarti in periodi storici che non potresti vivere mai».

Un bel momento dopo due anni difficili soprattutto per i giovani e per chi ha fatto musica senza poterla suonare dal vivo. Mara Sattei, dicci del tuo tour.

«La premessa è che non avendo mai avuto la possibilità di fare un tour tutto mio, la pandemia l’ho vissuta con l’aspettativa di ciò che sarebbe successo. Negli ultimi mesi fremevo perché volevo cominciare a suonare dal vivo. La prima data a Cagliari (lo scorso 10 giugno, ndr) è stata emozionante: per la prima volta ho portato il mio disco live e ho visto la reazione del pubblico. Questa è la parte più bella del nostro lavoro: avere un’interazione diretta con le persone. Con la band abbiamo creato un bellissimo show, abbiamo davanti un’estate molto densa ma me la sto godendo sia a livello musicale che personale: poter girare e viaggiare per l’Italia è una grandissima esperienza».

Completo giacca e pantalone Canaku. Top Vernisse. Gioielli Bea Bongiasca.

Mara Sattei, Il tuo album d’esordio si chiama Universo. Contiene 14 tracce tra loro diverse, ma che comunque ti raccontano. Sei soddisfatta?

«Sono molto meticolosa e curo tutto nei particolari ma sì, a oggi sono soddisfatta. Universo rappresenta un inizio anche se ha avuto una genesi lunga. È stato scritto in tre anni, i primi brani risalgono al 2019. Ed è stato letteralmente un viaggio in cui rivedo tante fasi della mia vita. Alcuni pezzi sono stati chiusi in momenti diversi, a distanza di tempo, e se la prima strofa racconta una mia visione di qualcosa, il continuo magari ha una prospettiva diversa perché nel frattempo sono cambiata io. Ma questo attiene alla scrittura, che mi piace da sempre.

Con mio fratello (thasup, che ha curato la produzione dell’intero album, ndr) abbiamo creato con la musica un insieme di mondi differenti che però fanno parte sempre di me e del mio universo. Per questo il disco si chiama così».

Ho notato molti titoli asciutti, di una sola parola: Cicatrici, Parentesi, Perle e così via… Come se volessi sintetizzare e anche un po’ incuriosire.

«Sì, è un po’ quello, hai ragione. Mi piacciono i dettagli, e cerco ogni volta di trovare delle chiavi, delle metafore, dei modi per raccontare qualcosa di me che voglio far uscire attraverso la musica. Oppure un concetto, che va scoperto con l’ascolto.

E poi c’è il rapporto con tuo fratello Davide: collaborate a livello professionale ma com’è nella vita reale?

«Siamo molto legati, lo siamo sempre stati fin da piccoli. Tra noi ci sono sei anni di differenza ma siamo cresciuti insieme e la musica ci è servita per unirci ancora di più. Pensa che quando creiamo non abbiamo neanche bisogno di parlarci: lui sa bene quello che piace a me e io quello che piace a lui, è questa la cosa vincente tra di noi. In più siamo molto amici e confidenti quindi direi che abbiamo un rapporto molto bello e speciale».

Mara Sattei. Da sorella maggiore come hai vissuto il grande successo che lui ha avuto fin da subito?

«Sono e resterò per sempre la sua fan numero uno, in tutto quello che fa. Ci supportiamo, siamo sempre stati la spalla l’uno dell’altra, in ogni situazione. Ovviamente ho seguito il suo percorso artistico molto da vicino e posso dire che per me e per la nostra famiglia lui è sempre stato un grande orgoglio».

Top Missoni. Pantaloni Etro. Gioielli Bea Bongiasca.

Tra la scrittura di un brano, la registrazione e l’esibizione live, c’è un momento che preferisci?

«Sono tre modi completamente differenti di vedere il processo creativo. Sono tutte cose importanti che fanno parte di un modo di esprimersi e di farsi vedere. La scrittura è qualcosa che mi fa raccontare bene quello che provo. Ma il live mi fa vivere: l’energia che ricevo dal pubblico che canta i miei brani a memoria mi fa riflettere sul fatto che le persone si mettono addosso i miei testi. Li fanno propri nonostante ognuno di noi abbia un vissuto diverso. Questa cosa mi ha sempre affascinato».

Hai sempre voluto fare musica nella vita o ti sei data delle alternative?

«Sono una persona razionale e ho sempre saputo che riuscire nella musica sarebbe stato molto difficile, però nel mio inconscio non ho mai voluto fare altro. Sono determinata e pur facendo altre esperienze di lavoro come quando a 20 anni sono andata vivere a Londra (mantenendosi come ragazza au pair, ndr), l’ho sempre fatto per la musica, per scoprire me stessa e per capire cosa mi piaceva. Ma era lì che volevo arrivare, su un palco».

E invece com’è stato fare la modella per Tustyle, ti piace la moda?

«Sono contentissima di tutte le foto, alcuni scatti hanno fatto uscire una me diversa. E poi la moda è una mia grande passione, subito dopo la musica, sono forme d’arte che ormai vanno di pari passo, si è aperto uno spiraglio di connessione tra questi mondi. Nella moda mi incuriosisce tutto quello che ruota intorno alla creazione degli abiti. Dipende da mia nonna: lei cuciva tutti i miei vestiti, lo ha fatto fino a quando avevo cinque o sei anni. Ricordo le stoffe, i colori, i pomeriggi passati ad aiutarla e a provare i modelli.

Per questo oggi amo andare alle sfilate, collaborare con dei brand che mi piacciono, scoprire i nuovi designer. Anche lo shopping mi rilassa, se ho tempo vado di persona altrimenti compro online».

Tutina Philosophy by Lorenzo Serafini. Abito e stivali Act n°1. Gioielli Chopard.

Hai iniziato nel mondo del rap mentre oggi con alcuni brani ti stai avvicinando di più al pop e alla ricerca della melodia. È così?

«Diciamo che sono sempre stata molto influenzata dall’urban, e all’inizio ho scritto tanta musica rap. Poi però cantando ho cercato di creare qualcosa che nascesse realmente da me, che fosse giusto per la mia voce e per la mia scrittura. Nel mio disco ci sono tante influenze rap e urban ma in generale cerco di spaziare perché a me piace davvero tutta la musica. E ascolto qualunque cosa, dalle ballad all’elettronica, quindi quando mi metto a comporre mi piace farlo in maniera diversa, perché a seconda del genere cambia anche la struttura di un pezzo. Ma più che lo stile nelle mie canzoni il filo conduttore è sempre la scrittura».

Possiamo dire che Londra identifica un prima, legato al periodo delle cover su YouTube (Mara Sattei ha aperto il suo canale nel 2008, ndr) e un dopo, più vicino alla musica di oggi?

«Sono andata a Londra per vivere un’esperienza nuova, era la prima volta lontano da casa. Un po’ c’è stato questo salto nel vuoto, ma avendo tanto tempo a disposizione quell’esperienza ha rappresentato anche un punto di svolta nella comprensione di quello che volevo fare. In quel periodo scrivevo tante cose, le mandavo a Roma a mio fratello, ci confrontavamo a distanza. E poi lavorando mettevo dei soldi da parte per comprare strumenti e per andare ai concerti. È stato un momento per fare ricerca, su chi ero e su chi volevo diventare. Tutto il resto è arrivato dopo».

In questo resto che è arrivato dopo ci sono un sacco di collaborazioni eccellenti, da Giorgia a Carl Brave, da Gazzelle a Tedua. Il featuring è il nuovo modo di fare musica?

«Poter condividere la passione della musica con altri che hanno i tuoi stessi sogni e gli stessi obiettivi è una cosa importante. Nei ragazzi vedo tanta determinazione, la stessa che ho io: ed è bello trovarsi, anche solo scambiare due parole, ogni volta mi si apre un mondo nuovo. Ci tenevo che le collaborazioni fossero giuste per ogni brano. Con Giorgia per esempio è stato bellissimo: la ascolto fin da quando ero bambina, mia mamma è una sua grandissima fan e anche se siamo di due generazioni diverse siamo riuscite a incontrarci a livello musicale (il featuring è Parentesi, ndr)».

A parte la collaborazione con Giorgia di solito ti muovi in un mondo musicale a predominanza maschile. Come ti trovi?

«Ho tanti colleghi uomini ma mi trovo bene con tutti. Certo, non è un mondo facile ma le cose mutano velocemente. Artiste come Madame e Margherita Vicario stanno spaccando e hanno visibilità nel panorama musicale anche a livello cantautorale. È un bel momento per la musica in generale, al di là di maschile e femminile. C’è proprio un cambio generazionale e ci sono nuovi generi che nascono per esempio dall’unione tra l’urban e l’hip hop».

Mara Sattei, ho una curiosità. I tuoi primi brani si chiamano Nuova Registrazione 326, Nuova Registrazione 402 e Nuova Registrazione 527. Mi spieghi i titoli?

«Sono nati perché io avevo l’abitudine, e ce l’ho ancora, di registrare i miei pensieri sulle note vocali del telefono. Qualche anno fa ogni appunto veniva salvato come “Nuova Registrazione” mentre ora si chiamano “Memo”. Quando con mio fratello abbiamo messo su i primi brani, e poiché il dubbio di ogni artista è sempre quello di azzeccare il nome del pezzo, abbiamo deciso di lasciare Nuova Registrazione. Lo considero una specie di format, bello e autentico. E sono contenta di aver chiamato questi pezzi così perché rispecchiano l’essenza della scrittura: è stato creato un testo che poi è diventato un brano musicale».

Capospalla Moschino, orecchini Emilio Pucci.

In un’intervista hai detto che ti rappresentano la passione, la dedizione e il sogno. Perché già da bambina sognavi in grande.

«È come ho detto prima. Ho sempre voluto fare musica e l’avrei fatta comunque anche se non avessi avuto il privilegio di trasformarla in un lavoro. La dedizione e la passione di cui parlo sono l’inclinazione con cui ciascuno di noi nasce e poi sviluppa da solo. La spinta che ci fa amare quello che facciamo. Per me è così. Al mattino sono contenta e anche se alcuni giorni sono stancanti, è una fatica che non mi pesa. Anche il sogno è importante. Vorrei dirlo a tutti i ragazzi che mi seguono: i sogni ci tengono vivi, ci fanno stare bene. Io ho sempre visto la mia vita più grande di quello che era. Non mi sono mai sentita chiusa in una scatola senza prospettive».

Immagino che la tua famiglia abbia sempre incoraggiato sia te che tuo fratello.

«Siamo stati molto fortunati. La nostra famiglia ci ha sempre appoggiato (la mamma canta in un coro gospel e li ha avviati allo studio degli strumenti musicali, ndr). Avendo compreso questa nostra passione fin da subito i nostri genitori ci hanno incoraggiato e spinto a credere nelle nostre forze. Non ci siamo mai sentiti soli. Siamo stati compresi e penso che questa sia la cosa più importante per un ragazzo che vuole fare musica».

Per molto tempo l’identità di thasup è rimasta segreta. E anche tu sei piuttosto riservata. La discrezione è una caratteristica di famiglia.

«Sì (ride, ndr), siamo molto riservati. Anche lato social non mostro molte cose della mia vita privata, faccio storie solo se voglio raccontare qualcosa di specifico. Da piccola invece ero proprio timida, quando andavo alle elementari ero un disastro. Adesso sento di essere un po’ cambiata, la musica e l’esperienza di Londra mi hanno aiutato. E lavorando con tante persone mi sono abituata ad aprirmi un po’ di più. Come nelle interviste: imparare a raccontarsi è un’esperienza nuova ma anche bella».

Il sogno tipico di chi fa musica in Italia è partecipare al Festival di Sanremo. Tu ci andresti?

«Caspita, sarebbe un bel traguardo, è il Festival più importante della musica italiana, quindi sì. Mi piacerebbe ma solo con il brano giusto e al momento giusto. Ci penso bene prima di fare una cosa!».

Se guardi indietro, per esempio all’esperienza di Amici, c’è qualcosa del tuo passato di vita o lavorativo che cambieresti?

«Sarò banale nel darti questa risposta ma direi di no. Tutto è servito per crescere, per cambiare, per migliorare. Anche andare alla scuola di Amici. Mi ha fatto conoscere tanta gente, vedere persone diverse. Lavorare con i professionisti della musica che mi hanno formato. Oggi, con una maturità diversa a livello musicale, ti dico che ci sono delle cose che ho fatto che non mi convincono. Dei pezzi in cui forse non mi rivedo del tutto ma fanno parte del mio vissuto storico e va bene così.

Con gli anni di gavetta ho scoperto i miei gusti, quello che mi piace, come volevo scrivere le mie cose. Anche questo fa parte della crescita. Vedere cambiare e maturare la mia arte e poterla raccontare attraverso le mie esperienze di vita. Sono contenta e felice di poterlo fare».

I tuoi fan ti chiamano ancora tigre?

«No, era un soprannome legato al periodo dell’esperienza televisiva. Però era bello, mi piaceva!».

 

Intervista di Rachele De Cata. Foto di Marcello Arena. Styling di Simone Furlan.

Assistenti stylist: Gaia Bonfiglio, Ivana Candela. Assistente fotografo: Umano Teodori. Trucco di Claudia Graziani. Pettinature di Davide Marrone@repossi.