Mélanie Thierry: «Io piccola francese, tra due omoni come Benicio e Tim»
Bionda, minuta, timida, con un viso di prepotente bellezza. Mèlanie Thierry è la 34enne attrice francese di cui molti ricordano il viso: a 13 anni ha iniziato a posare per grandi fotografi di moda (come Peter Lindbergh), a 17 ha avuto un piccolo ruolo in La leggenda del pianista sull’Oceano di Giuseppe Tornatore e, dopo molti film francesi e qualche titolo internazionale (The Zero Theorem di Terry Gilliam), è tornata sul grande schermo con un film che, presentato e applaudito a Cannes lo scorso maggio, ha trionfato al botteghino italiano nel weekend: Perfect Day di Fernando León De Aranoa, con Benicio Del Toro e Tim Robbins, racconta la tragicomica giornata di quattro operatori umanitari nei Balcani ancora sconvolti dalla guerra, nel 1995.
Lei interpreta l’idealista Sophie, desiderosa di fare qualcosa per aggiustare il mondo, che si ritrova però a fare i conti con le assurdità della situazione postbellica e il cinismo dei volontari più esperti e corazzati di lei, ovvero Mambrú (Del Toro) e un anarchico chiamato “B” e allergico a qualsiasi regola (Robbins). Un film capace di raccontare anche la tragedia della guerra con le armi dell’ironia.
L’ironia non è un’arma pericolosa, se applicata a situazioni drammatiche?
«Sicuramente il lato comico di alcuni dialoghi è insolito in un film che parla di guerra, ma è proprio questo che mi ha conquistato della storia: l’ironia è usata con intelligenza e sensibilità, sottolinea le debolezze umane dei protagonisti. È divertente il contrasto tra il mio personaggio e quelli scafati di Benicio e Tim: io fragile e pura, loro induriti dall’esperienza e più sarcastici. Un contrasto anche fisico: io che sono piccolina, mi sono ritrovata a recitare accanto a questi due omoni. Buffo…».
Fra l’altro recita in inglese: che effetto le fa?
«Sembrerà strano, eppure mi fa sentire più libera, proprio perché non è la mia lingua: piobare dentro un mondo nuovo, che non controlli, ti costringe a essere più istintiva. Anche lavorare in un team internazionale è molto stimolante».
Che cosa sapeva degli operatori umanitari, come quella che interpreta nella storia?
«Ho una grande ammirazione per queste persone. Il loro è un lavoro duro, è un dono di sé. Vanno in zone di guerra senza armi, ma sperano di segnare qualche piccolissima vittoria ogni giorno sulle follie della guerra stessa».
Che cosa ricorda dei suoi esordi e del set di La leggenda di un pianista sull’oceano?
«Ero giovane, coccolata, e mi sembrava un sogno essere lì: è uno dei ricordi più belli che ho. Allora ho iniziato davvero a pensare di fare l’attrice, mentre all’inizio, a 14 anni, era il mondo della moda e dei bei vestiti che mi aveva affascinato».
Lei ha due bambini (Roman di 7 anni e Aliocha di 2, avuti dal cantante Raphaël, ndr). Come concilia lavoro e vita famigliare?
«La famiglia è la cosa più importante, per me. Vado pazza per i miei bambini, sto molto con loro perché non sono sempre sul set… e se poi devo partire due mesi non mi sento in colpa perché so che poi avrò modo di recuperare».
Valeria Vignale @vavign