Rkomi, da Insuperabile all’omaggio a Vasco

04 February 2022

Rkomi al Festival porta il brano Insuperabile. Per la serata delle cover “osa” un medley di Vasco Rossi, insieme ai Calibro 35

In gara al Festival di Sanremo con la ritmatissima Insuperabile, nella serata delle cover Rkomi – vero nome, Mirko Manuele Martorana – si è misurato con un mostro sacro della musica, Vasco Rossi. Il 27enne di Milano, forte del successone del 2021, Taxi Driver – l’album più venduto l’anno scorso in Italia – ha preparato un medley del cantautore-leggenda insieme ai Calibro 35. Questa band sale sul palco dell’Ariston per la seconda volta, dopo essere stata ospite di Ghemon nel 2019. Recentemente ha curato la colonna sonora della serie tv di Rai 1 Blanca.

Com’è nata l’idea di cantare Vasco?

«Da ragazzino, oltre ai rapper del momento, io ascoltavo lui. È il primo cantautore che ho amato, per me un mito assoluto. Non è una scelta facile, ne sono consapevole, ma a me non piacciono le cose facili. E neanche ai Calibro 35. Abbiamo preparato un medley di tre canzoni: Fegato, fegato spappolato, Deviazioni e Cosa succede in città».

E la scelta dei Calibro 35?

«Li conoscevo di fama, li stimavo molto anche per la loro voglia di confrontarsi con sfide e generi diversi. Ho parlato con la mia discografica chiedendole di capire se potevano essere interessati a lavorare con me. Per fortuna hanno accettato». «Ci siamo trovati subito in sintonia e l’idea di fare insieme Fegato, fegato spappolato ci ha entusiasmati all’istante» intervengono i Calibro 35. «E poi Rkomi è una persona speciale, “vera”, con una grande onestà intellettuale e un’estrema disponibilità a mettersi in gioco».

Al momento non sei tra i primi nella classifica del Festival: te lo aspettavi?

«Non avevo aspettative precise e la verità è che Sanremo ti apre le porte di tutta l’Italia: non puoi piacere a tutti. In più, nelle prime serate, vocalmente non sono stato inappuntabile come avrei voluto. Insuperabile è un brano difficile e io sono un tipo sensibile, mi faccio prendere dall’emozione. All’Ariston mi sento a casa e ho lavorato molto per arrivare preparato, ma sono 10-15 giorni che resto concentrato solo sul Festival, non faccio l’amore, non bevo, non vedo amici… Forse ho esagerato, sono stato troppo severo con me stesso».

Ti senti mai “Insuperabile”?

«No. Negli ultimi anni sono cambiate molte cose, sono soddisfatto e grato, ma non sono mai pienamente contento di me stesso. La competizione tra me e me non finisce mai. Insuperabile chiude un cerchio del mio percorso artistico, rappresenta una tappa diversa, importante, e mi spinge verso un nuovo inizio. Devo ancora fare un sacco di strada, mi sento come se fossi appena nato».

Di Roberta Sarugia