simona tabasco si racconta

Simona Tabasco: «Da napoletana mi porto dentro una malinconia»

25 novembre 2022

Bella, aperta, calorosa. In The White Lotus veste i panni di Lucia, ma è stata un’estetista, una liceale, una poliziotta… Simona Tabasco si racconta. A cuore aperto

Simona Tabasco si racconta. Ha 27 anni, attrice da oltre 10, è nata a Napoli. Della città partenopea conserva cordialità, simpatia, disponibilità ad aprirsi. Per parlare di sé dal debutto fino all’ultima fatica. È Lucia sul set della seconda stagione di The White Lotus, la satira sociale di Mike White, ambientata questa volta a Taormina. (Va in onda tutti i lunedì su Sky Atlantic ed è disponibile on demand su Sky e in streaming su NOW). Ma noi vogliamo sapere tutto di lei, quindi partiamo da una domanda di prassi.

Simona dove è scattata la scintilla per la recitazione?

«Da adolescente amavo la moda e infatti ho studiato al liceo artistico, immaginando che dopo avrei scelto un’accademia. Invece a 16 anni, mentre ero in vacanza, mi capitò di prendere parte a un cortometraggio per il Giffoni Film Festival. Mi sono divertita talmente tanto, che al rientro in città con i miei genitori abbiamo cercato un’agenzia di casting per i minori.

Ho fatto una serie di provini finché, diventata maggiorenne, ho partecipato alle selezioni per iscrivermi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Inizialmente vengono scelti 30 candidati che devono affrontare un mese di formazione. Ma alla fine i posti sono solo sei più tre di riserva. Io ero tra questi ultimi. Infatti sono entrata perché una ragazza si era tirata indietro. Sono stata subito contattata per la serie Fuoriclasse girata a Torino. Interpretavo una liceale araba». 

Simona Tabasco in uno scatto di Elena Maggiulli

Simona Tabasco si racconta. Da Nunzia a Lucia

Era destino che diventassi attrice.

«Forse sì. Ma per me è una vera passione. Credo sia un elemento fondamentale per fare qualsiasi lavoro». 

Hai fatto cinema, tv, pubblicità e videoclip. Il teatro ti tenta?

«Mi piacerebbe ma non è ancora capitato. Anzi, non vedo l’ora che capiti, il palcoscenico regalare essere una bella scarica di adrenalina».

Hai recitato in tanti ruoli diversi: estetista svampita, la poliziotta giovane, la specializzanda di medicina, la figlia dei circensi… Qual è il personaggio che ti porti nel cuore?  

«Nunzia Esposito in È arrivata la felicità. La sceneggiatura mi piacque subito. Poi nella recitazione ci ho messo dentro tutto. Il posto dove sono nata e da cui vengo, le mie radici. Ma ho amato anche il ruolo di Lucia in The White Lotus 2, che mi ha dato la possibilità di esplorare tanti lati di me stessa. Il terzo personaggio è Alex in I bastardi di Pizzofalcone. Tutti e tre in qualche modo mi rappresentano. C’è un po’ di me in ognuno di loro». 

Qual è oggi il tuo legame con Napoli?

«Intenso, anche se non vivo più lì. Ma l’identità napoletana è molto forte. E poi ovunque tu vada c’è sempre qualcuno che ti racconta che ha origini napoletane. Oppure che conosce bene la città. In generale, poi, gli italiani sono dappertutto! Anche sul set di The White Lotus, dove eravamo in 100. Un’esperienza gigante ed emozionante dal punto di vista umano e professionale». 

simona tabasco si racconta

Simona Tabasco e Beatrice Grannò (Mia) in The White Lotus 2 

Una visione emotiva della vita

Eri già stata in Sicilia prima di allora?

«C’ero stata in vacanza, ad Acireale, Catania, Aci Castello. A Taormina solo una volta nel 2015 per ritirare il Premio Guglielmo Biraghi ai Nastri d’argento per il ruolo di Tea. (Era al suo esordio cinematografico nel film Perez di Edoardo De Angelis. Interpretava la figlia del protagonista Demetrio, alias Luca Zingaretti, ndr). Ma questa volta Taormina è diventata casa. Ci siamo stati da febbraio a luglio. Fino a maggio eravamo al Four Season, il White Lotus. Però abbiamo girato in diverse zone, a Noto, a Palermo…»

In The White Lotus a un certo punto ti rivolgi a Mia e le dici: «Smettila di fare la romantica». Tu invece lo sei?

«Non saprei se definirmi romantica. Di sicuro, da vera napoletana mi porto dentro una certa malinconia. Ma si associa a una visione emotiva della vita».

Sei nata il 5 aprile ’94. Secondo l’astrologia sei testarda e laboriosissima. Ma la tua ricompensa è nel lavoro stesso. Lotti costantemente per il meglio. Ti riconosci in questo ritratto?

«Sì, sono nata il giorno in cui moriva Kurt Cobain… In effetti amo lavorare, ma per me il successo è solo nella dedizione che ci metti. Non vorrei però rischiare che diventasse tutta la mia vita. Non credo sia fondamentale per la mia sopravvivenza. Mi auguro di poter fare altri percorsi ed esperienze. I ritmi di quest’attività sono intensi». 

Pensi a un futuro più sereno, magari con un amore, dei figli, non su un set per mesi, oppure sogni altro. 

«Mi faccio tante domande tutte insieme. Mi chiedo se dovrò trasferirmi e se ci sarà un’evoluzione della vita privata. Ma per ora sono solo domande». 

simona tabasco si racconta

Simona Tabasco sul set di The White Lotus

L’arte? Meglio che sia disturbante

Sul tuo profilo Ig c’è una bella vignetta che rappresenta cervello e cuore. Sotto hai scritto: scontro di titani. In te cosa vince?

«Dove pende la bilancia? Negli anni ho imparato a far valere la testa, ma risponde prontamente il cuore. Le scelte professionali avvengono di istinto ma ci sono persone che mi guidano nella direzione giusta. Che fanno combaciare le due visioni. Parlo del mio agente Gianni, che mi segue da 10 anni. Il mio percorso lo devo anche a lui».

A proposito di Instagram. Che rapporto hai con i social? Li usi, li ami o sei dipendente?

«Mi piacciono, credo che servano. Ma li uso come album fotografico o condivisione di brani. Ma a volte sento l’esigenza di spegnere tutto. Accade quando mi accorgo che inizio ad aprirli quasi inconsapevolmente».

Nella tua playing list ci sono…

«Ascolto tutto, ora in particolare Labrinth. Ha curato la colonna sonora di Euphoria. Poi Allevi qualche volta, Jack White, i Muse, Elton John…».

Con chi ti piacerebbe recitare?

(Ci pensa un attimo). «Forse con Edward Norton, perché Fight Club di David Fincher è uno dei miei film preferiti».

Quali sono gli altri?

«Mi piacciono quelli di Luca Guadagnino, La dolce vita, e Requiem for a dream di Darren Aronofsky, che è anche il regista di Madre. Sono film tosti, ma amo l’arte che tende a disturbare, altrimenti che arte è?» 

di Cinzia Cinque – Foto (sul set) di Fabio Lovino ed Elena Maggiulli

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