Timothée Chalamet al cinema

Che fascino, che tenerezza quel cannibale errante per l’America!

20 dicembre 2022

Timothée Chalamet al cinema. Solo DiCaprio, 25 anni fa, riuscì a incantare il mondo come fa lui oggi. Ma Timothée ha qualche numero in più

 

Timothée Chalamet al cinema. Con il suo sguardo sognante e il viso da eterno ragazzino. Con il suo fascino da rockstar e la sua aria vulnerabile. Ecco perché siamo tutti pazzi per Timothée Chalamet, e stavolta non è solo un’infatuazione adolescenziale. Un popolo di mamme e figlie, cinefili e appassionati di moda, giovani più o meno gender fluid. Sono tutti loro ad aver incoronato il 27enne newyorkese come la meraviglia hollywoodiana e globale degli ultimi anni. Timmy – così lo chiamano – ha un fascino speciale e inafferrabile, che va oltre il talento e il successo dei suoi film, da Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino che l’ha lanciato nel 2017 fino a Dune di Denis Villeneuve, saga fantascientifica di cui sta girando il secondo capitolo. 

Timothée Chalamet al cinema: dalla parte di chi ha paura

Ha un volto che incanta e insieme spezza il cuore. Che intenerisce perfino nel ruolo di un cannibale errante per l’America profonda con la bocca imbrattata del sangue della sua ultima preda. Così appare in Bones and All di Luca Guadagnino, Leone d’argento all’ultima Mostra del cinema di Venezia e ora nelle sale. Si tratta di una folle storia d’amore tra due giovani maledetti dalla natura che cercano salvezza uno nell’altra (la coprotagonista è Taylor Russell, premio Marcello Mastroianni come attrice emergente).

Chalamet ha un modo empatico e quasi letterario di descrivere il suo personaggio: «Lee è un emarginato. Non solo è un diverso ma la sua diversità è una minaccia per gli altri. L’amore per una sua simile è la cosa più nobile e pericolosa che gli possa succedere, perché potrà salvarlo o distruggerlo» racconta. «È il personaggio più solo che abbia mai interpretato ma sono certo che molti giovani possano identificarsi in lui perché si sentono spaesati e isolati, impauriti da emergenze come la pandemia o i cambiamenti climatici».

Timothée Chalamet con Taylor Russell in Bones and All

Modestia e carisma

Anche Timothée è un diverso nel mondo di Hollywood. Sempre se stesso, spontaneo anche quando va in tv. Chiacchiera con l’entusiasmo e l’energia dei vent’anni, ripete incredulo “wow!” a ogni applauso. Non smette di dire quant’è grato ai registi che lo hanno voluto. Primo fra tutti Guadagnino che ha creduto in lui quando molti provini gli andavano male. È questo miscuglio di umiltà e personalità che colpisce. Insieme però all’estro che porta sui red carpet, un glamour pop-rock al netto di tatuaggi eccentrici e smorfie da star. 

Una ventata di aria fresca e colore tra gli smoking sempre uguali degli idoli che hanno avuto un’ascesa simile. Come Leonardo DiCaprio che 25 anni fa con Titanic aveva scatenato la stessa furia nei fan e un mercato di gadget – tazze, piatti, magliette, magneti – con la sua immaginetta al centro. Neanche fosse un santino o il principe William! Timothée vanta perfino una candela che “profuma di lui”, in ricordo della fragranza ironicamente lanciata da Gwyneth Paltrow per vendere al mondo l’aroma della sua vagina. 

Timothée Chalamet al cinema un percorso tutto suo

Quanto a DiCaprio, 48enne, sembra abbia dato un consiglio al suo giovane erede dal nome e dal padre francese: niente droghe e neppure ruoli da supereroe. Consiglio accettato. Certe sostanze Timothée le ha viste solo sul copione di Beautiful Boy di Felix van Groeningen, storia vera del tossicodipendente Nic Sheff, tratta dall’omonimo libro. E a differenza della generazione precedente di “teen idol” – vedi Robert Pattinson e Kristen Stewart – si è risparmiato la gavetta in saghe adolescenziali tipo Twilight che verranno loro ricordate come una penitenza per tutta la carriera. Con il mondo a stupirsi del passaggio al cinema serio.

Timothée ha preso la scorciatoia grazie a lodi sperticate fin da quando debuttò a teatro. E al colpaccio di una candidatura all’Oscar come protagonista a 22 anni, il più giovane attore da 80 anni a questa parte a entrare nella cinquina per l’Academy (per Chiamami col tuo nome). Con quel viso e quei riccioli che bucano il video, non sorprende che siano fioccati altri ruoli iconici. E per Dune? Il regista Denis Villeneuve non ha mai immaginato altri nella parte di Paul Atreides. Cioè quello destinato a salvare il mondo. Stessa cosa per Wes Anderson, che ne ha fatto un sessantottino a Parigi in The French Dispatch. Del resto è bilingue e ha la doppia nazionalità). Paul King lo farà anche cantare nella parte del giovane Wonka, musical molto atteso e prequel di precedenti “fabbriche di cioccolato”. 

La vera forza

Prima o poi cederà anche lui a blockbuster e supereroi? Difficile. «Sogno di diventare attore da quando ho visto Heath Ledger in Dark Knight – Il cavaliere oscuro. Ma preferisco raccontare gli esseri umani nella loro vulnerabilità». La parola chiave e la sua cifra: Chalamet è il volto della nuova mascolinità. Più “femminile”, più empatica, via ogni traccia del macho. «Mi gasa da morire sapere ispirare nuovi modi di essere» ha detto, Il confronto era con Harry Styles, simile a lui nello stile. «Non esiste atteggiamento, tipo di jeans o di T-shirt, modo di muoversi, taglio di capelli che identifichi il maschio. Non esistono più regole per essere uomini, ed è una figata. Vorrei che tutti capissero che essere vulnerabili non è una debolezza, né una barriera sociale. Non significa essere pazzi, né iper-emotivi, ma solo esseri umani».

di Valeria Vignale – Foto Getty, Yannis Drakoulidis

©Riproduzione Riservata