26 settembre 2017

Intervista a Elle Fanning, nei cinema con “L’inganno”

Ha solo 19 anni ma è come se ne avesse vissuti molti di più. Elle Fanning ha girato quasi 50 film, dalla favola Maleficent con Angelina Jolie al thriller La legge della notte di Ben Affleck, eppure al contrario di tante babystar distrutte dalla macchina hollywoodiana, lei sembra il ritratto della felicità. È un fiume di parole e risate. Ha il fisico della donna seducente e l’esuberanza di una bambina. «Sono solare, eppure amo il lato più dark di me stessa e della vita» dice, e lo esplora coi suoi personaggi. Ora è una bad girl (in corsetto) in L’inganno di Sofia Coppola, con Nicole Kidman e Kirsten Dunst, appena uscito nei cinema. Tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Cullinan (ed. DeA Planeta), remake del film La notte brava del soldato Jonathan (1971), il film è ambientato durante la guerra di secessione americana: è la storia di un soldato nordista (Colin Farrell) che, ferito al Sud, viene accolto e nascosto in un collegio femminile scatenando tutte le varianti possibili di attrazione e guerra dei sessi, alleanze e gelosie femminili.

Sofia Coppola l’aveva diretta in Somewhere quando lei aveva solo 12 anni. Com’è stato tornare insieme per girare L’inganno?
«Come ritrovarsi con una persona di famiglia ma in un’altra era: perché ho 19 anni e, da allora, per me è cambiato il mondo! Viaggio sola, senza mia madre o altri tutor. A 12 anni Sofia era stata una regista-mamma, ora ci confrontiamo e siamo più amiche. Con noi sul set c’era anche Kirsten Dunst, che io chiamo la “terza sorella Fanning” tanto siamo legate (la vera sorella è Dakota, 23enne attrice, ndr).

Come Kirsten e Sofia, lei ha iniziato a calcare i set da bambina: questo ha cementato la vostra amicizia?
«Credo di sì. Ci capiamo al volo perché siamo cresciute allo stesso modo. Io e Kirsten abbiamo fatto i compiti sul set, con insegnanti pri­vati, perché girare film non permet­teva di fare il liceo normalmente. Ridiamo per le stesse cose, parliamo di tutto. Ci siamo divertite anche a prendere lezioni di cucito o di bon ton, sul set di Sofia Coppola, per usare le posate a tavola proprio co­me nell’Ottocento. E poi facciamo gruppo su WhatsApp. È così che ci siamo preparate al red carpet di Cannes, mandandoci foto per essere coordinate nei colori».

Le è mai mancata la routine “normale” dei suoi coetanei?
«No, in fondo il cinema somiglia alla scuola. Sul set hai una routine e dei “compagni”. Il liceo non è mai stata la mia realtà. E l’università non potrei farla, perché voglio che le mie energie siano concentrate sui film. Non voglio fare due cose male».

Non teme gli effetti collaterali della celebrità?
«Cerco di essere sempre positiva. Penso sia una caratteristica della mia generazione. Basta guardare cosa succede sui social: tutti hanno coraggio di prendere posizione, tutti si espongono».

In questo film c’è anche Nicole Kidman. Con un set femminile “all star” non si scatenano rivalità?
«Assolutamente no, siamo state tutte complici proprio come nella storia: la solidarietà vince sulle ten­sioni e la competizione fra ragazze. Difatti Colin Farrell è diventato il nostro uomo oggetto! (Ride) Sul set era spesso seminudo, era davvero buffo vederlo girare le scene di sesso alla luce di un candelabro, circonda­to da tutte noi».

E lei interpreta una bad girl.
«Una cosa nuova per me: Alicia non ha ancora vent’anni, è in piena esplo­sione ormonale e si sente soffocata in quel collegio dove non passa un ragazzo. Mi piace calarmi in perso­naggi vicini alla mia età».

Nel suo curriculum non c’è traccia delle classiche storie per teenager. Come mai?
«Perché non mi piacciono, special­mente se ambientate al liceo. Voglio raccontare ragazze che hanno qual­cosa di insolito, oscuro. Come me».

Ma lei appare così solare, così amamte del glamour.
«È proprio questo il bello. Nei film mi piace mostrare il lato di me che non si vede sui red carpet. La gente ti mette un’etichetta e ti chiude in scatola: se metto un abito fashion, cosa che mi piace moltissimo, si­gnifica che sono solo una ragazza spensierata? E chi lo dice? Io voglio sorprendere, è il mio modo di es­sere fuori dagli schemi».

Nel 2018 la vedremo invece proiettata nel futu­ro, nel ruolo di un’aliena, in La ragazza del punk innamorato di John Cameron Mitchell.
«Mi sento anche un po’ punk… Qualche giorno fa sono stata a un concerto, mi fa ancora male il collo da quanto ho ballato e scosso la testa».

Valeria Vignale