Rocío Muñoz Morales

Rocío Muñoz Morales: che forza essere donne

30 maggio 2022

In tv è in una serie in cui prova a restare indifferente ai sentimenti. Ma nella vita vera Rocío Muñoz Morales si nutre di amore, di femminilità, di consapevolezza

 

«Amo le donne, faccio il tifo per loro e sono felice di essere madre di due femmine». Rocío Muñoz Morales, 33enne spagnola, attrice, ex modella e compagna di Raoul Bova, nonché prossima madrina della Mostra del cinema di Venezia (al Lido dal 31 agosto al 10 settembre), è la sintesi di un equilibrio personale e professionale non sempre facile da raggiungere.

Lei ci è riuscita lavorando su se stessa, come ci racconta commentando le foto di moda scattate per Tustyle: «Agli inizi fare la modella era un modo per guadagnare qualcosa e aiutare a casa. Oggi la vivo con leggerezza, mi piace lasciarmi coinvolgere, posso raccontare qualcosa di me. Perché mi conosco: ho consapevolezza dei miei pregi e dei miei difetti. E anche se cerco di approcciarmi agli altri in modo rispettoso, non devo convincere nessuno di quella che sono. Con gli anni ho capito che la perfezione non esiste, e che il punto di arrivo è accettarsi per come si è».

Uscita da tempo dal cliché della bella ragazza e basta, Rocío si è ritagliata uno spazio nel mondo dello spettacolo. Solo quest’anno ha già collezionato la commedia Tre sorelle di Carlo Vanzina (uscita a gennaio su Prime Video), la tournée teatrale Fiori d’acciaio con Tosca d’Aquino, il film (Im)perfetti criminali (dal 9 maggio su Sky) e ora è su Canale 5 con una serie tv in sei episodi dal titolo Giustizia per tutti, in cui recita accanto al compagno (tre puntate in prima serata dal 18 maggio).

Rocío Muñoz Morales: in Giustizia per tutti sei Victoria Bonetto, un’avvocatessa cresciuta a Madrid e tornata a Torino per occuparsi dello studio legale di famiglia.

«È una donna molto diversa da me e questa cosa mi ha stimolato fin dall’inizio. Si dedica al cento per cento al lavoro, ha rinunciato ad avere una vita privata perché vuole convincere suo padre di essere capace. Lui non le ha mai dimostrato fiducia e lei sente questo peso».

È stato difficile per te entrare nel personaggio?

«Lei apparentemente è molto fredda, io invece sono emotiva e più passa il tempo più fatico a non avere a che fare con i sentimenti. Victoria invece crea un muro tra sé e gli altri. Ma è stato divertente fare questo viaggio nei suoi panni: per un paio di mesi ho frequentato uno studio di avvocati perché volevo vedere da vicino, ero curiosa di capire come si muove una figura femminile all’interno di un mondo di questo tipo. Ho conosciuto ragazze giovani ma di grande forza, autorità, con una bella disinvoltura nel loro lavoro».

Rocío Muñoz Morales: hai visto Suits con Meghan Markle?

«Sì, quando ho avuto la parte sono corsa a vedere la serie! Mi è piaciuta e forse ho preso anche qualche spunto da lei, ma in maniera involontaria».

E com’è stato recitare con Raoul?

«Cerchiamo di tenere separate lavoro e vita privata. Conoscendoci così bene riusciamo a percepire delle cose che sfuggono agli altri. Ma proviamo a rispettarci: a casa ognuno studiava per proprio conto e anche sul set abbiamo avuto due camper diversi. Però è stato bello condividere l’esperienza, non accade quasi mai di lavorare insieme. Ed è stato piacevole trasferirci a Torino con tutta la famiglia per il tempo delle riprese: le nostre due bambine andavano all’asilo lì».

A chi assomigliano le bambine?

«Luna ha 6 anni e un carattere simile al padre: interiorizza, è sensibile. È molto legata a me, ed essendo la prima l’ho sempre portata dappertutto. Alma ha 3 anni ed è un terremoto, allegra, estroversa. Non avendo la mia famiglia di origine in Italia, queste bambine sono le mie compagne di avventura. E quando le guardo mi rendo conto che c’era una Rocío prima di loro e ce n’è una dopo, una persona migliore».

Rocío Muñoz Morales: vorresti altri figli?

«Sinceramente mi sento appagata. Mai dire mai, ma la maternità non è una delle mie priorità».

Del film (Im)perfetti criminali cosa ci racconti?

«Quando ho iniziato a leggere il copione non avevo capito bene la trama. Perché fino a metà il film racconta solo una visione della storia. Nella seconda parte invece si scopre quello che realmente è accaduto. Alessio Maria Federici (il regista, ndr) ha voluto attori giovani ed è tutto molto dinamico. È uno di quei film che quando finisci di vederlo ti senti veramente soddisfatto».

Rocío Muñoz Morales

Rocío Muñoz Morales in una foto di scena

Prima il film di Vanzina e poi la pièce teatrale Fiori d’acciaio. Due storie al femminile che sanno di sorellanza.

«Per me è un valore. Personalmente non sento la competizione e non mi appartiene l’invidia. Perché non c’è nessuno che può capire una donna meglio di un’altra donna. In questo momento le storie al femminile sono importanti: raccontano il mondo attraverso una fragilità che non è debolezza, ma al contrario una grandissima forza. La società ci spinge a rappresentare un ruolo in cui non è ammessa questa visione. Invece la donna ha un’emotività nei confronti della vita bella e positiva».

Rocío Muñoz Morales: avresti mai immaginato di vivere in Italia?

«Non pensavo che sarebbe arrivata nella mia vita e in modo così dirompente. Ormai mi sento italiana, vivo quello che succede nel mondo da questa prospettiva. L’Italia è diventata il mio Paese e ha più forza perché l’ho scelta. Prima per caso, con un progetto di lavoro, poi ho trovato l’uomo della mia vita e sono nate le mie figlie. Ne sono fiera, il mio futuro è qui».

Dieci anni da Immaturi – Il viaggio (il film in cui ha conosciuto Bova, ndr). Cosa provi ripensandoci?

«Mi sembro una bambina. Avevo finito l’accademia, iniziavo con i primi lavori. Avevo voglia di esperienza, di vita. Vedo una Rocío lontana da quella che sono adesso. Oggi so chi sono diventata, ho pace interiore e le idee chiare su chi voglio essere».

Tempo fa c’è stata una vacanza esotica che sembrava una luna di miele.

«Ce la siamo imposta dopo un periodo di lavoro intenso: la tournée teatrale, io tre film uno dietro l’altro e Raoul sul set di Don Matteo. Ci dovevamo dare appuntamento per vederci! Ed è stato bellissimo: scalzi, senza orari o telefoni. Come un viaggio di nozze, ma senza il matrimonio. Le mie amiche mi prendono in giro quando ancora chiamo Raoul il mio fidanzato: mi dà un senso di freschezza, ma non cambia niente, io e lui ci sentiamo già sposati».

di Rachele De Cata

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