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Vittoria Puccini è tornata a incantarci

06 ottobre 2022

Vittoria Puccini è al cinema al fianco di Riccardo Scamarcio, in Quasi Orfano. Dove interpreta una donna un po’ rigida e snob. In pratica, il suo esatto opposto

 

È sexy la camicia da uomo con la cravatta e gli stivali altissimi di pelle nera. Non so se ci uscirei per strada, ma sì, mi sta bene… Mi vesto spesso di nero, però mi piace il maglione fucsia». Durante lo shooting all’UNAHOTELS a Trastevere, dove sono state scattate le foto di questo servizio, quelle sexy e quelle più comfort, Vittoria Puccini si diverte, gioca con la sensualità e con la moda che le permette di essere se stessa e il suo opposto, di rivelarsi o di nascondersi.

Confessa che ogni storia, ogni film comincia con la prova costumi che definisce il personaggio. E lei è entrata e uscita da tante vite. È stata Elisa di Rivombrosa (ruolo che l’ha portata al successo e che ha generato tesi di laurea sul “rivombrosismo”). Poi è stata la Baronessa di Carini e l’infelice Violetta (della Traviata), Anna Karenina e Oriana Fallaci. Ed è anche stata Elisa, la madre commovente del film 18 regali. È stata Elena Guerra, pm della serie Mediaset Il processo. E poi Elena Zonin, vicequestore a caccia di pedofili nella fiction Rai Non mi lasciare. Ruoli drammatici. Ultimamente le mancava la commedia.

Vittoria Puccini: 3 film in sala

Ma un genere in cui tra l’altro aveva già brillato, vedi Tutta colpa di Freud di Paolo Genovese e La vita facile di Lucio Pellegrini, ed eccola accontentata. Non una ma tre: Vicini di casa con Claudio Bisio, Vinicio Marchioni e Valentina Lodovini (nelle sale dall’1 dicembre) e la loro proposta indecente. Una gran voglia di vivere con Fabio Volo (in uscita prossimamente), storia agrodolce su una crisi di coppia. E Quasi orfano, con Riccardo Scamarcio, al cinema da giovedì 6 ottobre, esilarante match tra milanesi e pugliesi con un pizzico di romanticismo.

Nel mondo del cinema, dove le nevrosi sono al quadrato e più spesso al cubo, Vittoria Puccini è una bella eccezione. Un tuffo nella normalità, qualunque cosa significhi oggi questa parola. Un legame stabile, profondo, con Fabrizio Lucci, direttore della fotografia incontrato piuttosto ovviamente sul set (era Anna Karenina). Una bellissima figlia sedicenne, Elena, avuta dall’attore Alessandro Preziosi (amore finito ma buon padre e amico) che le somiglia davvero tanto. Ha i capelli biondi, iridi d’acqua chiara, sorriso sbarazzino. Una vita privata difesa con decisione, ma senza troppe lamentele sull’invadenza del media che qualche volta l’ha fatta soffrire. Una carriera ormai ventennale e la sfida – vinta – di essere sempre all’altezza.

Abito dolcevita in cashmere fucsia Michael Kors.

In pugliese insieme a Scamarcio

In Quasi orfano qual era la sfida?

«Parlare in pugliese. Tre frasi, con Riccardo che giocava in casa come coach. Pensavano tutti che non ce l’avrei fatta e sinceramente l’ho pensato anch’io… Scherzo! La vera sfida per me era quella di raccontare l’evoluzione di una donna, Costanza. All’inizio è trattenuta, rigida, snob, poco fisica. Non le piace essere toccata né toccare. Non è curiosa del diverso, insomma è esattamente il mio contrario.

Perché io invece sono curiosissima, soprattutto di quello che è lontano da me, e sto bene ovunque. Lei ha già pronte le carte del divorzio, convinta che il suo matrimonio sia finito, eppure si concederà un’altra possibilità. I vestiti di Costanza sono l’espressione della sua personalità: minimalisti, severi, senza morbidezza, bianco, nero».

Quanti ricordi a Firenze!

Valentino Tarocco (Riccardo Scamarcio) ha cambiato cognome in Rocco, è un designer di culto. Ha rinnegato la sua famiglia, si dichiara “quasi orfano”, senza radici. Secondo te, è possibile farne a meno?

«Non credo. Quando la rumorosa, colorata e invadente famiglia di Valentino arriva a Milano, gli chiede di affrontare il suo passato. E gli fa capire che non può rinnegarlo. Quanto a me, alle radici tengo molto. La mia casa di Firenze è anche quello che si porta dietro, quel giardino, quella campagna – è un po’ in collina – quegli odori. Ogni volta che ci torno si sbloccano i ricordi, mi ricollego alla mia parte bambina. Ha una grande importanza non solo come luogo fisico (è dove sono nata), ma anche per chi la abita, gli amici, gli affetti. I ricordi a cui non potrei mai rinunciare.

Il mestiere di attrice mi obbliga a viaggiare, e mi piace, ma sapere che c’è un posto dove posso tornare e ritrovare la parte più autentica di me stessa è una fortuna. Vivo a Roma con il mio compagno, un punto di riferimento fondamentale, e con mia figlia che va al liceo. Roma è diventata la mia città, ci sto bene. Ma Firenze è sempre speciale, non le volterei le spalle».

Nord e Sud per lei pari sono

Abbiamo perso la dimensione della vita semplice, autentica? A Milano gli affari, a Sud le emozioni?

«Proprio perché viviamo tempi non tanto allegri credo ci sia un ritorno agli affetti veri. Abbiamo bisogno di sentimenti reali, di un rapporto con la natura che avevamo in parte dimenticato. Nord e Sud sono diversi, ma non inconciliabili. Credo che possano fare del bene l’uno all’altro, che l’incontro alla fine sia positivo. La mentalità imprenditoriale può regalare qualcosa alla forza e alla spontaneità, e viceversa. Tante amiche mie che vengono dal Sud hanno mantenuto un legame forte con la loro terra, anzi la considerano una fonte di sicurezza. Sarà banale, ma non è detto che il successo, i soldi, ti rendano felice. Ti rende felice l’essere amata per quello che sei, non per quello che sei diventata. Vale per me, vale per tutto».

Anche nella coppia?

«Ci sono tanti come Valentino e Costanza. Hanno inseguito il successo per conto loro e hanno smesso di parlarsi. Lui è considerato un genio, lei, come molte donne, cerca di dimostrare il suo valore. Si sente messa da parte, oscurata dalla fama del marito. Ma non sanno che cosa vogliono veramente, desiderano un figlio e nemmeno se lo dicono. Questo corpo a corpo con la vita è il dilemma delle coppie di oggi. Tanta competitività, tanto stress, poco dialogo».

Giacca nera e gonna a tubino Alexander McQueen.

Vittoria Puccini: la prima figlia a 25 anni

Sarà per questo che siamo alla crescita zero, anzi sottozero?

«L’Italia senza figli è un tema enorme che contiene problematiche molto diverse. Spero che ogni donna riesca a realizzarsi a livello familiare e professionale, ma siamo ancora lontani. Le posizioni apicali sono difficili da conquistare (molti pensano che dopo un bambino le donne perdano la concentrazione sul lavoro) perciò devono faticare il triplo. Tante rinunciano alla maternità.

Io personalmente non mi sono trovata di fronte alla scelta: lavoro o famiglia. Ho avuto la mia bimba a 25 anni, quando nessuno faceva figli a 25 anni, e l’ho voluta. Quando è nata, ho continuato a lavorare, la portavo sul set, la allattavo, situazione che continuo a considerare un privilegio. Avevo anche una tata, non tutte possono. Ma nessuna dovrebbe vivere l’angoscia dell’aut-aut».

Il design è un affare di famiglia

La casa di Valentino e Costanza, nel famoso Bosco Verticale (ma i pugliesi lo definiscono brutalmente “una cacata”) è raggelante. Divano in titanio (che fa venire il mal di schiena), sedia tripode da meditazione (si cade spesso). Come se il bisogno di controllo dello spazio fosse, in fin dei conti, poco umano. È così?

«Io appartengo a una famiglia di architetti e designer molto importanti. Conosco quella realtà fin da piccola, l’ho frequentata, so quanto studio c’è dietro, quanti messaggi si cercano di mandare attraverso il lavoro artistico, la progettazione. Bosco Verticale è straordinario, un capolavoro, ma trovo divertente e stimolante l’autoironia. È sempre fondamentale ridere di sé, non prendersi troppo sul serio, tutti dovremmo riuscire a raggiungere quest’obiettivo. Io cerco di farlo».

Non è questo il bello della commedia?

«Certo. Abbiano un disperato bisogno di leggerezza. Per molte ragioni.  Abbiamo sofferto, siamo stati isolati durante il Covid, ci siamo allontanati e ci stiamo appena ritrovando. Questo periodo terribile dovrebbe averci insegnato qualcosa, Dovremmo guardare con affetto le nostre contraddizioni, superare le barriere. E tornare al cinema».

Vittoria Puccini e i suoi progetti futuri

A proposito di film, c’è qualcosa che non hai ancora fatto?

«Ma sì, confesso che mi divertirebbe un fantasy tipo Il trono di Spade o House of the Dragon (non me li perdo). Mi vedrei bene come guerriera».

Forse Galadriel, la capitana elfa che combatte contro Sauron?

«Qualcosa del genere».

Quindi c’è un fantasy nel futuro?

«C’è un progetto, non ancora partito, in cui sarò la cattiva. Ho amato Cate Blanchett quando faceva la matrigna di Cenerentola. Era fantastica».

La rivincita delle donne sulle piattaforme

Tivù o cinema?

«Un po’ e un po’. Per fortuna le barriere tra questi due mondi sono cadute, non c’è più la prima e la seconda categoria. Le serie mi hanno regalato ruoli meravigliosi. E hanno offerto alle donne parti da protagonista che al cinema non avevano. Nelle serie le donne sono diventate questori, capi di squadre investigative, giudici, ingegneri, primari. Questo è bello, educativo, perché rende normale la parità, racconta una società dove” femminile” non significa soltanto moglie e madre. È come la Sirenetta nera di Halle Berry (è uscito il trailer del film Disney, ndr): quando la vedi rappresentata può esistere».

Hai mai pensato a una carriera alternativa?

«Da bambina mi piaceva l’idea di diventare stilista, schizzavo modelli anche se non ero particolarmente brava nel disegno. Che cosa mi è rimasto di questo talento mancato? Mi piace lo shooting, mi piace il red carpet, mi piacciono le conferenze stampa. Se nella vita di tutti i giorni posso andare in jeans e maglietta, trovare il vestito giusto quando lavoro mi permette di affrontare lo sguardo degli altri, mi fa sentire meglio, mi trasforma, mi diverte».

Ragazze occhio ai social!

Anche se oggi il più piccolo dettaglio di immagine diventa pubblico? I social sono quasi una religione?

«Il mondo social è da maneggiare con estrema cura. Troppe informazioni rischiano di disorientarti, un bombardamento eccessivo può farti perdere di vista quello che veramente vuoi. Una mia amica architetto si è tolta dal telefono l’app di Pinterest perché tutti quegli stimoli la paralizzavano. I ragazzi possono essere adescati, e nemmeno se ne rendono conto (lo racconta anche la fiction Non mi lasciare). Devono essere informati al meglio dei pericoli, e i genitori devono avere il controllo, anche se i figli possono lamentarsi dell’invasione».

Ma i genitori riescono a stare al passo con la tecnologia? Non è tutto troppo veloce?

«Ah sì! Al laser! Mia figlia dice: “Sei antica”. Mi prende in giro: “Ma come mandi i messaggi? Lo sai che non si usano più gli emoticon?”. E va bene, non saprò mandare i messaggi, sarò antica, ma resto un punto di riferimento per altre cose. C’è dialogo tra noi, diventerà, mi auguro, una donna forte e libera. Vedo la sua crescita come un passaggio del testimone. Rivedo me in lei, le cose che facevo alla sua età, e anche la moda, i vestiti che tornano. È una sensazione dolce».

Vittoria Puccini: nostalgia, non ti conosco

Alla boa dei quaranta ti sei mai guardata indietro?

«Sono Scorpione, e come molti Scorpioni che conosco, non festeggio i compleanni. Forse è un’influenza astrale. Forse non mi importa di essere al centro dell’attenzione per un giorno perché sono spesso sotto i riflettori. Comunque non so perché dovrei guardare indietro. Io vivo il presente. Ho fatto queste foto in pantaloncini, e insomma, non c’è un’età per mostrare le gambe. Si può anche dopo i quaranta, vero?» N.B. Si può. Le gambe di Vittoria Puccini sono favolose.

testi di Roselina Salemi – foto Roberta Krasnig – styling di Samanta Pardini

foto d’apertura: total look Hermès

Trucco Luciano Squeo. Pettinature Domenica Ricciardi. Assistente fotografo Gina Lisa Paccagnella. Assistente stylist Greta Monticone

Si ringrazia UNAHOTELS Trastevere Roma per l’ospitalità

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